La cornice delle Prealpi Giulie a nord, unita alle colline di origine morenica ad est ed ovest ed al mitigante influsso del mare proveniente da sud, crea un gioco di forte escursione termica giorno-notte che permette di creare nell’uva fenomeni particolari come la muffa nobile, caratteristiche di eccellenza nel vino dolce, che ne risalta gusto, profumo e colore.
TarcentoDefinita un tempo ``La Perla del Friuli``
Così la battezzò, con felice intuizione, Chino Ermacora – giornalista, intellettuale, poligrafo – negli anni ’30 del Novecento, suggestionato dal fascino sinuoso dei paesaggi collinari (Villafredda, Segnacco, Coja, Sedilis) e dal fondale rassicurante ed insieme inquietante delle montagne: la piccola e domestica Bernadia e la catena dei Musi, ben più selvaggi alti e aguzzi sullo sfondo.Sicuramente Chino rimase altrettanto affascinato dalla vitalità artistica e mondana che Tarcento allora poteva vantare: meta di turismo internazionale, località prediletta da musicisti, scrittori e pittori italiani, tedeschi, russi….
E fu anche – o principalmente? – stimolato dalla possibilità di godersi la gioia della vita in compagnia di buoni amici radunati in una delle tante affollate e chiassose osterie sparse sulle colline che spillavano vino rustico e genuino per gli avventori amanti delle passeggiate e della conversazione senza fretta.
A distanza di quasi un secolo, bisogna senz’altro riconoscere che c’era ben più di una goccia di campanilismo nell’entusiasmo di Chino per la Perla: non per niente era originario di “Daprat”- Aprato, un tarcentino doc, quindi o se preferite, patoc in lingua friulana.
Ma si deve anche riconoscere che di quella mitologica Tarcento, la Perla, oggi non resta quasi nulla, complice anche il terremoto del 1976.
O forse no. Rimane sostanzialmente inalterato il paesaggio: il fascino sinuoso delle colline ed il fondale rassicurante ed insieme inquietante delle montagne… e lungo i declivi collinari ormai in larga parte abbandonati ed inselvatichiti, tra Villafredda e Coja , alcuni ardimentosi sognatori accudiscono ancora a mano i pochi vigneti rimasti per offrire a chi sappia apprezzarla la gioia della vita in compagnia di buoni amici amanti delle passeggiate e della conversazione senza fretta.